Si sta per concludere la sfida per le elezioni amministrative 2021. Nel nostro territorio si è voterà a Bologna, Alto Reno Terme, Castel del Rio, Gaggio Montano, Monghidoro e San Giovanni in Persiceto.
Spesso si sente dire che l’Italia vive una condizione di “perenne” campagna elettorale, come se il tempo e lo spazio tra una elezione e un’altra trascorresse senza soluzione di continuità. Si tratta di una criticità tutta italiana, che favorisce la deresponsabilizzazione anche attraverso “il gioco degli specchi” di alcuni politici che sono al Governo, ma rilasciano dichiarazioni come se fossero all’opposizione.
“Sono da bosco e da riviera” direbbe la mia amica toscana.
Invece la politica è una cosa seria: è impegno, studio, disponibilità all’ascolto e coraggio di innovare, capacità di analisi, di costruzione, di proposte e di pensare in grande al domani e anche al dopodomani, come diceva Aldo Moro. È la capacità di scegliere un progetto e una strategia e portarli avanti con coerenza e determinazione.
CGIL, CISL, UIL hanno presentato un documento di proposte “Bologna guarda al futuro” che è stato oggetto di confronto nei tavoli di lavoro della Nuova Fabbrica del Programma di Matteo Lepore, e nel mese di settembre la CGIL e lo SPI si sono impegnati a sollecitare le persone ad andare a votare, perché la partecipazione è il fondamento della democrazia.
Quando leggerete questo articolo, non si sapranno ancora i risultati, chi sono i sindaci, i consiglieri e i presidenti di quartiere.
In particolare, l’elezione del Sindaco di Bologna sta catalizzando le attenzioni non solo del mondo politico italiano, ma anche di quello internazionale: è una città governata da sempre dalla sinistra e dal centro sinistra (a parte la parentesi dei 5 anni di Guazzaloca) e gli standard bolognesi, dal tenore di vita alla qualificazione dei servizi, sono a livello delle migliori città europee.
Non penso di svelare nessun segreto, se dichiaro che la CGIL, nelle competizioni elettorali, ha spesso prestato attenzione ai candidati di centro sinistra, perché autonomia sindacale non significa indifferenza o equidistanza.
La CGIL e lo SPI hanno le carte in regola, perché hanno sempre elaborato le loro autonome proposte (spesso condivise unitariamente) e, sulla base di quelle piattaforme rivendicative hanno chiesto il confronto con le controparti istituzionali che i cittadini avevano scelto. Ma un conto è confrontarsi nel merito con chi viene eletto (o votato dal Parlamento come Draghi), un’altra cosa è presentare, durante la campagna elettorale, le nostre proposte sindacali al candidato più significativo della sinistra che, per appartenenza e storia politica, condivide un patrimonio di valori e ideali comuni come giustizia sociale, inclusione, solidarietà e presa in carico delle persone in difficoltà.
In questo senso, il punto di vista della CGIL è sempre lo stesso: cercare di guardare la società con gli occhi degli ultimi, solo così è possibile migliorare le condizioni di tutti.
Per questo abbiamo prestato attenzione al candidato sindaco di Bologna del centro sinistra, Matteo Lepore, che ha evocato l’idea di Bologna città più progressista d’Italia, cioè il luogo dove vengono promossi il progresso economico e sociale diffuso, con riferimento a una politica di riforme e di rinnovamento.
Mentre scrivo, non so come si siano concluderanno le elezioni nel nostro territorio, ma spero davvero che a Bologna non solo non si cambi rotta, ma che la strada intrapresa venga migliorata e si estenda, ricomprendendo le periferie, i più deboli, chi rischia di essere escluso, chi non ce la fa.
Io penso che anche in questo caso dobbiamo guardare al futuro facendoci guidare dal pensiero semplice, ma profondamente
impegnativo, di Martin Luther King: cerchiamo sempre di essere il meglio di qualsiasi cosa noi oggi siamo.
Articolo di Antonella Raspadori, segretaria generale dello SPI CGIL Bologna.